Lavorare nella ristorazione: trend positivo e nuove opportunità
In occasione dell’VIII edizione del Festival del Lavoro tenutasi al Lingotto Fiere di Torino dal 28 al 30 Settembre 2017, l’Osservatorio statistico dei Consulenti del Lavoro ha reso nota un’indagine comparata sulle unità di lavoro attivate e cessate negli ultimi cinque anni, un delta in grado di tradurre le informazioni sui cambiamenti del lavoro in termini di competenze e di figure professionali in calo ed in aumento.
Nel pieno di una rivoluzione digitale e di un processo quasi inarrestabile di automazione delle attività produttive, colpiscono senza dubbio i dati relativi ai ruoli legati al mondo della ristorazione.
Raggruppate per ragioni di analisi tra le prestazioni lavorative mediamente qualificate, nelle prime dieci posizioni si trovano quattro professioni riconducibili al settore "attività dei servizi di alloggio e di ristorazione", ovvero cuochi, baristi, addetti alla preparazione dei cibi, camerieri.
Queste categorie sono quelle che registrano la crescita più elevata nel periodo compreso tra il 2012 e il 2016. Di seguito sono riportati i numeri che nel loro complesso fanno registrare un incremento di occupazione di circa il 13%, con un +114.000 di unità attivate:
Cuochi in alberghi e ristoranti: 34,9 mila
Baristi: 27,8 mila
Addetti alla preparazione, alla cottura e alla preparazione dei cibi: 26,6 mila
Camerieri: 24,7 mila
Nello specifico, inoltre, il centro Italia rappresenta una vera isola felice per gli addetti alla ristorazione, con il primato del Lazio, la regione che ha registrato in questi ultimi anni un maggiore incremento occupazionale.
Scendendo maggiormente nel dettaglio, per quanto riguarda il solo anno del 2016, la professione di cuoco presso alberghi o ristoranti ha riguardato per ben l’81% la categoria maschile. L’età media rimane variegata (il 34% sono giovani al di sotto dei 34 anni): si tratta di persone per la quasi totalità provviste di un titolo di formazione di rilievo come il diploma di laurea e il 41% di loro sono assunte con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato.
In una visione più complessiva che coinvolge tutti gli altri settori, emerge il dato che la rivoluzione digitale e la conseguente automazione di alcuni processi produttivi non stanno avendo, in assoluto, effetti negativi da un punto di vista occupazionale ma anzi, stanno mettendo alcuni lavoratori nella condizione di aggiornare le proprie competenze, altri lavoratori di intraprendere nuove professioni e altri ancora, forse un po’ inaspettatamente, di riscoprirne di più antiche.
Dall’analisi dell’Osservatorio, infatti, si può evincere come il fattore del cambiamento sia influenzato, ma non determinato in via esclusiva, dall’innovazione tecnologica, che costituisce sì un aspetto importante, ma che va considerato insieme ad altri fenomeni, come il ruolo dei mercati globali, la produttività, il costo del lavoro, l’ambiente ed i processi di riorganizzazione dei sistemi produttivi.
In un'ottica piuttosto inedita, l’Osservatorio unisce questi dati all'elenco delle principali skills che oggi rendono vincente una professione: la capacità di relazione, il problem solving e l’adattabilità sono fattori tutt’ora più che decisivi, anche e soprattutto in un settore come quello della ristorazione dove si ha un contatto molto diretto con i clienti finali e il loro giudizio.
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Fonte: elaborazioni dell'Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro su dati Ministero del Lavoro (CICO aggiornato al 1° trim. 2017). Ricerca “L’impatto della quarta rivoluzione industriale sulla domanda di professioni. Le professioni vincenti e perdenti: quale relazione con la diffusione dei robot e dell’intelligenza artificiale nei processi produttivi'”.